Descrizione
Le fonti piĆ¹ antiche, (due distinti documenti del 1001 e 1092) riferiscono unicamente della chiesa di S. Cesidio e di come essa e i suoi possedimenti appartenessero al Monastero di S. Benedetto in Perillis.Un altro documento papale del 1188, conferma lāappartenenza della chiesa di S. Cesidio al predetto monastero.Nel Catalogus Baronum (1156-1168) sono ancora pochi i centri abruzzesi indicati come cashtellum. Successivamente a questa data il fenomeno dellāincastellamento si diffuse perĆ² in maniera capillare su tutta la regione. Nel 1193 Galgano di Collepietro, fratello di Derisio signore di Carapelle, ottenne il feudo Caporciano, che allora contava quaranta famiglie. Eā quindi quanto meno a questo periodo da far risalire la nascita del recinto fortificato di Caporciano e quindi la nascita dellāattuale abitato. Siamo alla fine del XII sec. E il toponimo di Caporciano appare per la prima volta nel 1184. In un successivo documento, riportato dallāAntinori, si legge che nel 1294 (anno di incoronazione del papa Celestino V in S. Maria di Collemaggio) il re Carlo II dāAngiĆ² prese sotto la real protezione la chiesa di S. Cesidio, soggetta al Monastero di S. Spirito a Maiella. Fu probabilmente un omaggio del papa appena eletto ai confratelli del Morrone.Quando nacque il ācastelloā di Caporciano, il convento di Bominaco era comunque giĆ prosperoso, questo confermerebbe la tesi dello storico C. Vickham, secondo il quale lāincastellamento nella zona interna della regione fu lāeffetto diretto dei nuovi rapporti che si erano andati creando tra il potere religioso e quello laico. I pochi documenti esistenti su questo periodo non ci permettono di conoscere molto di questi anni. Tra i pochi dati disponibili lāAntinori ci informa che nel 1444 due ospedali si unirono allāospedale maggiore dellāAquila e che avevano possedimenti in Caporciano. Un altro fatto, del tutto posteriore, puĆ² considerarsi piĆ¹ un aneddoto che altro.Riferisce che nel 1522, esistendo delle controversie di confine tra lāUniversitĆ di S. Pio e Caporciano, i Signori della Camera Aquilana, diedero mandato ai rappresentanti dei due comuni affinchĆ© procedessero a ricondurre la vertenza nei termini essenziali, attraverso una scrittura, che consentisse ai giudicanti di poter esprimere una valutazione equanime. Le controversie riguardano il possesso dāuna calcara e del territorio intorno a quella, nel luogo detto campo di Giovanni. Fu poi sentenziato da essa Camera che tutti i territori e montagnole situati oltre la terra Caporcianese, ove erano vestigia di vecchie calcare, e verso il Castello di Carapelle, e sopra le vie per le quali si va allāAquila e a Carapelle, fossero per lāavvenire comuni delle due universitĆ di Caporciano e di S. Pio. āTalchĆØ qualunque degli uomini dellāuna e dellāaltra parte ne potessero far uso in pascolare bestiame, tagliar legni fare calcine senza impedimento, e conseguentemente senza che si potessero locare o alienare i terreni cogli erbaggi a riserba, salvo se lo facessero tutte due lāuniversitĆ . Tutti i territori poi verso Civita Ardenga e Capestrano, al di sotto della via per cui si va a Carapelle, restassero nella proprietĆ e nel possesso dellāUniversitĆ di Caporcianoā.
Il nome Caporciano deriva forse da antichi insediamenti romani: Caput Jani, capo di Giano il dio bifronte, o anche Caput Porci, Casa Porciana diventata, Caā Porciana e quindi Caporciano probabilmente dalla gran quantitĆ di cinghiali e maiali che vivevano nella zona. Secondo lāAntinori, altri nomi dati furono Caproczanum e anche Cleminiano.
Il recinto fortificato di Caporciano, comunemente chiamato castello, ha una direttrice prevalente nord-sud. La sua forma ĆØ riconducibile ad un triangolo al cui vertice si trova la torre principale. Si erge, come era allora consuetudine, sulla sommitĆ del colle a quota m. 850 circa, da cui si apre un vasto orizzonte con uno stupendo panorama sullāaltopiano. Si scorgono, tra lāaltro le catene montuose del Gran Sasso, della Maiella e del Sirente. Guardando verso il basso, lāocchio cade sulla pianura variegata dal mosaico policromo delle colture che in tutte le stagioni offre un superbo spettacolo. Vi si scorgono anche numerosi abitati, e la scelta dellāinsediamento fu probabilmente condizionata dalla possibilitĆ di comunicazione visiva con i castelli e conventi di Rocca Balascio, S. Pio delle Camere, Castelnuovo, Barisciano e Castellacci verso nord; Bominaco ad ovest e Collepietro, Navelli e Civita Retenga verso est. La posizione del castello era strategicamente assai rilevante: permetteva infatti di dominare, da una posizione di rilievo, unāampia porzione del territorio che era attraversato dal percorso fratturale dellāaltopiano. Le strutture edilizie oggi residue di alcuni di questi manufatti, dimostrano come certamente alcuni di essi fossero coevi. Della primitiva struttura fortificata, restano numerose testimonianze. Alcune ben evidenti e quasi integre, altre trasformate nel tempo ed inglobate nelle abitazioni. Certamente il corpo edilizio meglio conservato ĆØ la torre principale, utilizzata attualmente come campanile della chiesa, ma che il recente restauro ha in parte restituito alla vigorosa forma militare che le era propria. Sono rimaste ancora fortemente leggibili altre tre torri tutte facenti parte della cortina muraria posta a sud e trasformate in locali abitativi. Sono ancora intatte due porte dāaccesso al fortilizio e ben conservata ĆØ tutta la parte edilizia aggiunta nel ā500. Come detto, la torre principale, a nord, era lo sperone piĆ¹ avanzato di un recinto fortificato ancora di modeste dimensioni che, partendo appunto dalla torre, si sviluppa verso sud lungo la direttrice indicata dalla porta accostata alla torre stessa. Questa porta dāingresso del castello era posta laddove il pendio del terreno era maggiore, forse per mettere in difficoltĆ , durante la salita, gli eventuali ospiti, desiderati o meno, e comunque tenerli sotto il controllo esercitato dalla torre. Numerosi reperti, tuttāoggi presenti in edifici posti allāinterno del perimetro cosƬ identificato, sono riconducibili agli anni che vanno dal 1200 al 1400. Ci si riferisce in particolare alle finestrelle ad architrave trapezoidale, che hanno come principio costruttivo il trilite, di piccole dimensioni e certamente le piĆ¹ antiche. O anche a quelle assai piccole a tutto sesto con due grossi mensoloni in pietra modanati, usati forse come āpiombatoiaā per gettare pietre o altro sugli assedianti. Nel ā500 il castello subƬ un ampliamento necessario ad adeguare la cresciuta importanza socio-economica, testimoniata del resto del crescente numero degli abitanti che vi soggiornavano. Da castello, assunse la tipologia del palazzo fortificato. Un ultimo ampliamento, anche se piĆ¹ modesto del precedente, vi fu intorno alla seconda metĆ del ā600 e tutto nel versante est. Del vecchio fortilizio medievale restano ancora ben visibili il tratto di mura che dalla torre si sviluppa verso sud-ovest. Su questa cortina furono poi ricavati dei vani di cui restano evidenti tracce abitative (un camino ed una data 1635). In questo tratto di cortina ĆØ stata rinvenuta, ancora nel suo sito originario, una delle due āarchibugiereā, lāaltra ĆØ stata riscoperta affiancata alla porta dāingresso adiacente la torre principale, il rialzamento del piano di calpestio, lāaveva del tutto ricoperta. Ulteriore interessante scoperta si ĆØ fatta durante i lavori di ristrutturazione della chiesa di S. Benedetto Abate che prevedevano di realizzare unāintercapedine nel lato est del braccio del transetto. Sotto lāattuale piano di calpestio si ĆØ prima ritrovata una originaria quota pavimentale del recinto fortificato ed in seguito rinvenuto un vano completamente interrato di dimensioni m. 6x3, scavato nella roccia e intonacato. Non ĆØ certo tuttavia che la destinazione a cisterna sia riferibile al periodo della prima costruzione del castello o ad un successivo utilizzo. Negli anni che seguirono (sec. XVI-XVII), il forte mutarsi sociale nei luoghi di Caporciano e dellāintera regione trasformarono pian piano il recinto fortificato. Sorsero abitazioni e gran parte dello spazio venne usato per la costruzione delle due chiese di S. Benedetto e quella addossatavi della Confraternita dei Morti ed intitolata alla Madonna dellāAddolorata. Eā rimasta invece in buona parte inalterata la torre dellāangolo sud-ovest, almeno nella parte basamentale , dove sono tuttora presenti due classiche finestrelle di difesa ad oculo: le cannoniere il cui diametro ĆØ inferiore a cm. 30. Proseguendo ancora lungo il lato sud, sāincontrano ancora inalterate nella loro impostazione tipologica, le altre due torri, ora adibite ad usi abitativi. Fra esse si apre lāaltra porta del castello; le forme, le dimensioni, la lavorazione dei conci ed il secondo arco interno di battuta, sono del tutto uguali allāaltra porta addossata alla torre-campanile. Qua e lĆ , nel sito del recinto fortificato sono presenti numerosi frammenti di pietra lavorata con decorazioni a treccia alcuni dei quali del IX sec. Sono altresƬ presenti numerosi frammenti con decorazioni varie del periodo alto medievale. Alcuni di essi sono scolpiti in architrave erratici con motivi floreali e geometrici di origine neopagane. Nellāultimo ampliamento edilizio del castello ĆØ presente unāarchitettura tardo cinquecentesca, anche di buona fattura, riferibile ai prospetti interni delle abitazioni, con sovrapposizioni storiche di caratteristici portali ad arco con cornice tonda, capitello di capochiave e stilemi nellāattacco dei piedritti. Di interesse ĆØ uno stemma di Caporciano risalente al 1640.
La torre di punta: ĆØ a base quadrangolare irregolare con dimensioni interne m. 4,00x2,30 e spessore murario variabile da m. 1,30 a m. 1,70 alla base. La sua altezza massima, misurata fino allo sporto di gronda, ĆØ di m. 19,00. La notevole dimensione e la robusta fattura, con grossi conci di pietra squadrata presenti nella prima parte verso il basso, le conferiscono il caratteristico aspetto di fortezza militare. Eā senzāaltro il piĆ¹ solido manufatto storico presente a Caporciano. Col tempo ĆØ stata pian piano trasformata in campanile, con sovrapposizioni murarie e trasformazioni edilizie. I recenti restauri hanno permesso di ricostruire la storia dellāantica torre fin nei suoi piĆ¹ piccoli particolari. Inizialmente si costruƬ il manufatto senza la scarpa dei lati est, nord ed ovest. Nel corso dei restauri infatti, rimovendo una piccola parte della scarpa del lato ovest, ĆØ apparso un paramento della torre realizzato con conci squadrati di grandi dimensione. Le due murature, quella in conci della torre e quella a pietrame piĆ¹ incerto della scarpa, non avendo alcun legame o ammorsatura, devono essere state realizzate in epoca diversa mentre la trama muraria dellāarco affiancato alla torre dichiara chiaramente il suo essere coevo alla costruzione del fortilizio. Esso fu realizzato con la tecnica usuale dellāarco esterno a tutto sesto che fungeva anche da battente per i portoni, ed un arco interno a sesto ribassato. Nel corso del restauro venne alla luce uno dei cardini del portone ancora ammorsato agli stipiti della torre alla torre. Questo indizio stimolĆ² una ricerca nei luoghi vicini e fu facile rintracciare in una vicina macera, i conci lavorati che costituivano la restante parte dellāarco. Da indizi tanto certi, si ĆØ arrivati facilmente ad identificare il piano di calpestio originario dello spazio interno al recinto fortificato a circa 1 metro sotto il piano esistente; sono riemersi inoltre, sia la pietra battente, che i due cardini ad essa laterali. La torre aveva, cosƬ come la tecnica militare imponeva, lāunico ingresso al primo piano. Quella attualmente visibile al piano terra, con una piattabanda in cemento armato e con evidente taglio a forza di muratura, ĆØ stata costruita in epoca successiva. Al primo piano sorgeva con ogni probabilitĆ un solaio poggiante su un arco in muratura; giĆ a questo livello sono presenti le tipiche aperture di difesa e guardia. Oltre al primo solaio in muratura, esistevano altri due piani con orditura lignea le cui tracce nella muratura sono tuttāora evidenti messe in evidenza dal restauro eseguito. Questi due piani sono caratterizzati dalle aperture di cui particolarmente significative, sono quelle del secondo livello. Qui sono presenti, per ogni lato, quattro monofore a bandiera di cui due sono state riscoperte nel corso del restauro. Lāapertura verso sud, che guardava allāinterno del recinto, ĆØ munita di una doppia seduta per la guardia, mentre le altre sono munite di stipiti scolpiti e di una sola seduta. Sempre a questo livello, ĆØ stato possibile ricostruire sia il solaio di legno che una parte della scala che vi accedeva, giacchĆØ erano ancora visibili i segni del vecchio solaio. La torre terminava con una volta in muratura su cui poggiava il terrazzo merlato di cui ĆØ tuttora visibile la traccia, sostituito da un solaio in cemento su cui, con una sopraelevazione di m. 2, sono state impostate le celle campanarie. A partire dal 1990 la torre di punta del castello (campanile) ĆØ stata oggetto di importanti restauri che ne hanno prima impedito il crollo e poi recuperato il valore storico-architettonico. Prima di essi, la torre non aveva subito altri lavori se si eccettuano quelli realizzati per trasformarla in campanile. Il consolidamento iniziato nel ā90, con finanziamenti del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, progettati e diretti dallāautore della presente pubblicazione, assunse il carattere dāurgenza a causa di un grave ed esteso rigonfiamento della muratura, prodottosi a circa due terzi della parete ovest. Fu eseguita una cerchiatura provvisoria con travi in ferro che impedƬ lo āspanciamentoā e il successivo collasso della muratura che si sarebbe steso alla intera torre. Finanziamenti piĆ¹ cospicui hanno in seguito permesso il completo consolidamento e restauro. I principali interventi di consolidamento sono stati:
-Ā Ā Ā Ā Iniezioni di boiacca cementizia a bassa pressione, fino a saturazione della muratura, con maglia quadra a lato di cm 80 per tutta la superficie della muratura. Nei fori praticati per lā iniezione ĆØ stata inserita unāarmatura acciaio con ferri del diametro mm. 18.
-Ā Inserimento di tirantature metalliche nelle quattro direzioni distanziate di m. 2,50. Per evitare che si vedessero dallāesterno, i capochiave sono stati inseriti allāinterno della muratura e perciĆ² non visibili. Le catene cosƬ posizionate sono state successivamente poste in tensione per mezzo di appositi manicotti.
-Ā Esecuzione di rifacimento della muratura secondo la tecnica del ācuci-scuciā in modo da sostituire la vecchia muratura che presentava i giunti aperti per la decoesione della malta.
-Ā Ā Ā Ā Ricostruzione di una nuova copertura in legno di castagno.
-Ā Ā Ā Ā Ricostruzione di una nuova scala metallica interna.
Il restauro ha liberato la muratura di tante piccole aggiunte e trasformazioni che ne avevano nascosto dettagli tipologici importanti:
-Ā Ā Riscoperta di porte e finestre murate e risalenti al primo impianto medievale.
-Ā Ā Ā Riscoperta di tracce che indicavano lāandamento dei piani, delle volte, delle scale dāaccesso, delle merlature.
-Ā Ā Ā Ricostruzione della prima porta del castello e riscoperta del piano di calpestio originale.
Eā stata inoltre evidenziata la anamnesi storica della torre, della scarpa e dellāampliamento del recinto fortificato. La ricostruzione dei locali tra torre e chiesa ha permesso di riscoprire vani del vecchio fortilizio tardomedievale I restauri della torre sono terminati nel ā95.
ModalitĆ di Accesso
L'accesso alla struttura ĆØ libero.
Contatti
Luogo
Bominaco frazione di Caporciano, 67020, Comune di Caporciano